Coglili i fiori
ne spunteranno nuovi alle stagioni
sopra i campi libici deserti
oltre le contrade della sorte
che percorriamo muti.
Piega la schiena e coglili
bagnandoti le guance di fatica
si gonfieranno nudi sotto i polsi
vivaci, smaniosi di colori
di strade governate di giustizia.
Cogline tanti, quanto la misura di un impegno
finché ne curerai gli esordi
finché saprai che potrai farne dono
parola in un silenzio dirompente
disposto ad ascoltare.
Di che borbotterà la terra
se li raccoglierai
di che si lagnerà fiorita
come potrà seccarli chiusi
senza una ragione.
E i gigli che devono il profumo alla purezza
matureranno bianchi anche sotto il fango
finché l’eternità sarà capita
al pari di una vecchina ingenua.
Torneranno sempre i fiori
squarceranno l’aria come uno tsunami
aprendo le radici a braccia tese
seppure a tratti l’aridità li spezzi
seppure a volte, lo sterco delle bestie li divori
seppure a giorni dispiacciano anche i cieli.
Torneranno
come i nostri passi sui crepacci
illusi a filo di strapiombi
perché non sia vana la luce
la cenere che li sveglierà
nel tempo che per grazia
frammenta e poi solleva.
Perché non sia vana la luce
27 domenica Ott 2019
Posted Istantanee, Minet, pensiero, Poesia
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